A Rovigo, in un pomeriggio di primavera che sa di risveglio – non solo stagionale – si è parlato di salute, ma in un modo diverso da come siamo abituati. Non si è trattato di un convegno come tanti, né di una semplice passerella di esperti. È stato piuttosto un incontro tra persone, esperienze e discipline, un momento in cui il concetto di benessere ha preso forma attraverso le parole, gli sguardi e le intuizioni condivise.
Il 4 aprile 2025, nella storica Sala Gran Guardia, l’associazione “Uniti per Rovigo – Capitale del Polesine” ha messo al centro la medicina funzionale: un approccio che, a differenza della medicina sintomatica classica, cerca di capire “perché” il corpo manifesta un disagio, non solo “come” farlo tacere. È un cambio di prospettiva, profondo e radicale, che chiama in causa il nostro modo di vivere, mangiare, pensare, e persino relazionarci con noi stessi.


Una comunità che si muove insieme: il valore della partecipazione
Quello che ha colpito – prima ancora dei contenuti – è stata la partecipazione. La sala era gremita, il pubblico attento, partecipe, quasi affamato di un sapere che risuona con le domande che molti si portano dentro. Perché ci ammaliamo davvero? Cosa vuol dire “stare bene”, oggi?
A salutare i presenti, anche il Sindaco Valeria Cittadin, che ha parlato con un tono sincero, lontano dai formalismi. Le sue parole hanno aperto uno spazio di riflessione su quanto poco conosciamo dei segnali del nostro corpo e quanto spesso ci limitiamo a “mettere una toppa”, invece di capire la stoffa che si sta sfilacciando.
Dietro l’organizzazione dell’evento c’era un gruppo eterogeneo ma affiatato: Marco Bordon, Mauro Toso, Alessandro Bertolini, Alessandra Cervati, Stefano Giolo, David Dante Nicoli e Tiziano Menon. Volti noti della comunità locale, accomunati da un’idea semplice quanto potente: parlare di salute non come qualcosa da delegare, ma come qualcosa da costruire insieme.
Tra scienza e ascolto: il ruolo di nutrizione, fitoterapia e kinesiologia
Il cuore del convegno è stato l’intervento dei due relatori: il dott. Massimo Caliendo, biologo nutrizionista, e il kinesiologo Mauro Rodolfo Guglielmi. Con approcci diversi ma complementari, hanno illustrato come alimentazione, fitoterapia e kinesiologia possano dialogare tra loro per sostenere un equilibrio duraturo.
Non si è parlato di diete alla moda o rimedi miracolosi. Si è parlato di educazione alimentare, di come certi cibi possano alimentare infiammazioni silenziose, di come piante officinali possano supportare il corpo in fasi delicate. E si è parlato, soprattutto, di ascolto: il corpo parla, ma noi spesso non abbiamo gli strumenti – o il tempo – per decifrarlo.
Guglielmi ha portato esempi pratici, raccontando storie di persone che hanno trovato beneficio non solo attraverso trattamenti, ma anche attraverso una nuova consapevolezza del proprio corpo. Caliendo ha sottolineato l’importanza di un approccio personalizzato, in cui ogni persona è un mondo a sé, con le sue esigenze, i suoi ritmi, le sue fragilità.


Un’esperienza che vuole farsi movimento
Quello di Rovigo non è stato un evento isolato, e nemmeno intende esserlo. Il messaggio, chiaro e diretto, è che questo tipo di medicina può – e deve – diventare parte integrante della nostra quotidianità, e che ogni città può diventare un laboratorio di salute condivisa.
L’associazione “Uniti per Rovigo” lancia un invito aperto: ai medici, ai farmacisti, ai nutrizionisti, ma anche agli insegnanti, alle famiglie, ai cittadini curiosi. Perché il benessere non è una questione per pochi addetti ai lavori. È un tema trasversale, che ci tocca tutti. E che ha bisogno di cultura, formazione e reti di persone.
L’idea è ambiziosa, ma non utopica: portare la medicina funzionale nelle scuole, nelle piazze, nei centri di aggregazione. Non con l’intento di sostituire la medicina tradizionale, ma di affiancarla, ampliarla, arricchirla. Una medicina fatta anche di domande, dubbi, lentezza. E soprattutto di relazione.
Rovigo come esempio di qualcosa che può accadere ovunque
Quello che sta succedendo a Rovigo potrebbe accadere in qualunque altra città italiana. Non servono grandi budget, ma visione, competenza e soprattutto volontà. Rovigo ha mostrato che esiste una domanda diffusa di benessere consapevole, e che quando questa domanda incontra una proposta seria, la risposta arriva. Forte, sentita, corale.
Non si tratta solo di salute, in senso stretto. Si tratta di cambiare approccio, di mettere al centro la persona nella sua interezza, di prendersi cura, prima ancora di curare. L’associazione non sta costruendo un modello perfetto, ma sta tracciando una direzione. Ed è proprio questa direzione – fatta di piccoli passi, ma mossi con decisione – che merita di essere seguita.
